mercoledì 2 ottobre 2013

Il mio modo di essere expat.

In anticipo vi avviso che questo è un post di riflessione, pieno di cioè, ma, quindi, giri di parole, spiegazioni razionali o di cuore, pensieri di una expat, quindi se pensate possano annoiarvi non iniziate neppure, visto che mi sa che sarà pure un post lunghetto!

Domani abbiamo prenotato un bel volo low cost direzione Italia, si sposa il padrino di battesimo della Belva e non posso mancare per nulla al mondo, visto che lo considero praticamente un fratello. Rimarremo in Italia qualche giorno, il tempo di scofanarci di pizza e risolvere alcune scartoffie, oltre che far fare un check up completo dei nani al pediatra, che non li vede da un po' e che forse non vedremo più, ma anche così just in case.
E alle soglie di questa partenza mi rendo conto di essere una expat un po' particolare. Dovrei essere contenta per questo come back, ma in realtà non è che mi cambi la vita, cioè non è che io smani così tanto per tornare a casa, capitemi bene, mi sento italianissima e so benissimo quali sono i pregi della nostra Patria, così come però ne riconosco i difetti. Inoltre sarà che ormai sono 10 anni che non ho effettivamente un posto che posso chiamare "casa", quindi non è che posso sentirne nemmeno la mancanza. L'unica casa che sento effettivamente mia è quella dove ho vissuto con i miei genitori fino ai 21 anni, ma me ne sono andata perchè lo volevo fortemente e di certo il mio obiettivo non è quello di tornare lì. Certo ogni tanto qualche giorno è piacevole tornarci, qualche giorno però!
E quindi mi ritrovo a fare discorsi con altre mogli, altre expat, del tipo che loro vivono bene questa esperienza fuori, ma non vedono comunque l'ora di tornare a casa loro e io invece le guardo e mi sento un po' outsider perchè a me non pesa questa cosa e non perchè so che finiti i tre anni me ne torno in Italia; cioè fosse per me, finiti questi tre anni me ne andrei da un'altra parte, in un altro paese, a vivere in un'altra cultura.
Magari con una lingua che io già conosca, che qui la cosa si fa difficile, ma questo è un altro discorso... ;P
Se qualcuno mi chiedesse se voglio tornare in Italia direi: sì, per mangiarmi una pizza. E non scherzo! La pizza è l'unica cosa che mi manca, è l'unica cosa che nel mondo non ho ancora trovato nemmeno passabile.
Tutta la nostalgia e le difficoltà che leggo in giro nei vari expat blog, io proprio non ne sono minimamente sfiorata. Così come quando sono in Italia, non riesco a concepire come certe persone facciano di tutto per tornare a vivere nel minuscolo paesino vicino a mamma e papà, sprechino tutti i giorni di ferie per andarsi a fare un mese nel suddetto paesino e come sia inevitabile che ogni festività venga celebrata lì. Io ammetto che ho un debole per il Natale a casa dei miei, non lo riesco a pensare in nessun altro posto se non lì, solo una volta l'abbiamo festeggiato in Spagna e l'ho trovato davvero triste, ma per il resto non sento proprio il bisogno di rientrare.
Tutto ciò credo sia fantastico, egoisticamente parlando, questo mio non sentirmi legata (Natale a parte) mi rende libera nelle scelte, mi rende consapevole di quante cose fantastiche ci siano nel mondo e, soprattutto, mi renda assolutamente propensa a fare tutte le esperienze possibili. Solo che, tutto ciò, ha un'inevitabile rovescio della medaglia e mi fa sentire enormemente in colpa per come "costringo" a vivere i miei figli.
Mi spiego: loro non hanno come me scelto a piene mani questa vita, non si sono buttati a capofitto in questa esperienza, sognandone altre cento, semplicemente se la sono ritrovata. E mi sembra come di togliergli qualcosa di importate, come di non permettergli di scegliere, io so cosa ho lasciato, so cosa significa avere radici in un posto, avere delle routine e dei punti fermi nei luoghi, nelle persone, nelle feste, loro di tutto ciò non hanno idea.
Razionalmente (e penso che sarà la risposta che chi mi legge avrà pensato) so che non importa, che il punto fermo siamo noi, che ci saranno altri mille punti fermi e altre mille possibilità e, soprattutto, che in fondo loro cresceranno in questo modo e non potranno sentire la mancanza di qualcosa che non hanno sperimentato.
Però ecco, se c'è qualcosa in cui mi riconosco negli altri expat è questa ansia verso i figli, verso la loro vita, verso il loro futuro, cosa piuttosto strana visto quanto io sia abbastanza easy nei loro confronti. Fortunatamente queste sono ansie irrazionali, perchè so che sto dando loro delle opportunità mica da poco. Spero solo che sappiano attingere a piene mani da tutto quello che gli stiamo offrendo.

15 commenti:

  1. Si fa quel che si può per loro. Io credo che gli stiate dando una grande possibilità e che sentiranno la loro casa dove ci sarete voi e l'affetto e la sicurezza che saprete dargli.
    Auguri.
    Raffaella

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  2. bene bene...allora non solo la sola che dopo ogni espatrio...vede solo una nuova destinazone, mai un ritorno!

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    1. Già, peccato che noi non abbiamo proprio tanta possibilità di espatriare o quantomeno ogni espatrio deve essere seguito da svariati anni di purgatorio italico :(
      Sto cercando di convincere il Navigante a proporsi al di fuori dell'ambiente italiano, ma per lui è proprio faticoso pensare di lasciare un lavoro certo e che gli piace per un salto nel vuoto. Come biasimarlo?

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  3. Invece io mi ritrovo a pensare a come sarebbe tornare. Proprio ora corrono 10 anni dalla *fuga*.. urka...

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    1. Io penso a come sarebbe avere una vita "normale", io che lavoro, lui che torna a casa ogni giorno alle 16, routine, amici...non so, ma alla fine credo che mi annoierei un sacco :)))

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  4. A me non sembrano paure irrazionali. La mancanza di radici può essere davvero penalizzante. D'altra parte, può esserlo anche non avere avuto la possibilità o il coraggio di pensare ad altri luoghi e ad altri posti...ogni genitore cerca di scegliere il meglio, per se è per i propri figli e ogni scelta ha i suoi pro e contro, la tua come quella degli amici al paesello...

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    1. Vivere da expat però non significa mancanza di radici secondo me e sicuramente nel mondo di adesso è più penalizzante rimanere in un paesino, che girare il mondo penso che questo sia innegabile. Poi ovviamente ognuno fa le sue scelte.

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  5. Sentirsi bene anche lontano dal proprio paese natale e non sentirne nostalgia non credo sia una colpa,forse però far vivere ai figli quello che si è vissuto da giovani e potergli dare un riferimento o anche solo un ricordo invece credo che sia molto formativo per poter giudicare poi come hai fatto tu...

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    1. Per quanto riguarda la nostra famiglia, i miei figli comunque non avranno quello che io e mio marito avevamo da piccoli, entrambi abbiamo vissuto in una sola città vicino a tutti i parenti, cosa che per la nostra famiglia è un'esperienza impossibile anche solo per il fatto che i nonni vivino a quasi 1000km uno dall'altro. Se poi ci aggiungi che il Navigante mai potrebbe lavorare vicino a una delle due città capisci che i miei figli comunque non potranno mai e poi mai vivere quello che io e lui abbiamo vissuto da piccoli.

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  6. impegnativo questo post. io ho avuto una breve esperienza come "espatriata" e ho provato molte delle sensazioni che tu descrivi. nonostante io fossi sola, perchè il mio allora fidanzato oggi marito era in italia, nonostante non fossi in un paese così tanto friendly, non avevo nessuna smania di tornarmene a casa. proprio per nulla. e oggi ho ancora un mezzo dubbio: avrò fatto bene a rientrare definitivamente?
    ps: i dubbi sui tuoi figli ti vengono perchè sei una brava mamma!

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    1. Non so darti una risposta, ma se io avessi anche solo una possibilità di rimanere fuori dall'Italia la prenderei al volo!
      Grazie per il ps :)

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  7. Questo post me lo ero persa. Grazie Lucia!!!!!...credo che quando si stia bene con se stessi e con chi abbiamo vicino, il luogo che chiamiamo casa, e' relativo.

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