mercoledì 25 giugno 2014

Tempismo genetico

Nella frenesia di questi nuovi mici in arrivo e di weekend sempre molti busy, mi sono dimenticata di scrivere di una cosa importantissima!!
Nella nostra continua sfida alle molteplici lingue che ci circondano, devo avervi accennato che la Belva alla creche non parlava francese, lo faceva a casa, con il fratello soprattutto, ma con le maestre non spiccicava parola, comprendeva tutto, ma rispondeva continuamente in italiano. Era da un lato strano, dall'altro un po' frustrante, visto che appena varcato il cancello cominciava con me a parlare in francese.
M'infastidiva poi il suo ostinarsi a non voler salutare, anche fosse solo con la mano, mi sembrava volesse mantenere questo muro tipo adolescente arrabbiata con il mondo e ammetto che alle volte per questo mi sono arrabbiata.
Poi arrivo un giorno, la settimana scorsa, a prenderla, il giorno prima c'era stata la festa di fine anno e la Belva si era davvero divertita e voleva fortemente tornare alla creche, e quando sono arrivata la direttrice mi ha accolto con un gioioso "Grandi progressi: PARLA!" e con quel parla non intendeva semplici parole, ma frasi intere, discorsi, quasi come l'italiano, forse meglio dello spagnolo!
E l'ho guardata, raggiante, parlare, interfacciarsi, non voler tornare a casa e quando si è decisa ad andarsene, urlare uno stupendo, fantastico: Au revoir L. (la direttrice) che ancora mi rimbomba nelle orecchie!
Nulla è cambiato da quel giorno, tutta la settimana è un continuo chiacchiericcio e salutare tutti, con gioia sua e mia. Mi viene solo un pensiero (oltre al Finalmente!), ma piccola mia, dovevi per forza aspettare l'ultima settimana di creche della tua vita per sbloccarti?!?!
Tempismo perfetto...è proprio la copia di suo padre!

lunedì 23 giugno 2014

Un momento magico

E sono qui, dopo un luuungo weekend di party, cene fuori, spiaggia, vomito e diarrea, decidete voi l'ordine. Ma invece di riposare e perdermi nel magico mondo del web, fedele compagno durante la siesta dei nani, sorveglio in trepidante attesa la mia gattina (ricordate??) giunta al fatidico giorno.
Dopo averla cacciata tipo dieci volte dalla camera dei bimbi, anzi dal letto della Belva per la precisione, visto che si infilava sotto le coperte (cosa che non fa mai), proprio nel momento in cui loro dovevano dormire, ho avuto una folgorazione: comportamento strano, voler stare in un luogo silenzioso e semi buio...ok, ci siamo! Quindi preso la cuccia preparata con le mie sante mani (niente di che, solo tagliato uno scatolone e foderato con cuscini e teli) e portata di sotto vicino al computer.
Siamo sole, io e lei, nel pieno di una magia: la nascita. Ed è strano perchè se ci penso, ho assistito solo al mio di parto e ora al suo. La vedo soffrire, spingere, ansimare, ogni tanto mi guarda e mi chiede una coccola. È nato già il primo che sta ovviamente tettando da quando è uscito, che se non ho visto male sembra avere i suoi stessi colori, quindi è una lei.
Tutto è naturale e silenzioso, ansima, spinge, si lecca...ed è così commovente e mi fa rivivere così tante cose...
Ok, mi sa proprio che se anche permarranno i mille e mille dubbi, dopo questa giornata la mia voglia di abbracciare un terzo nanetto di sicuro aumenterà!

mercoledì 18 giugno 2014

Francesi childfriendly? Mah...

Da quando sono arrivata qui mi sono sempre stupita dell'attenzione verso i bambini, dei giochi che si trovano dappertutto, dei seggioloni per mangiare in ogni ristorante, dei parchi divisi per età, delle tante attività proposte.
Per dirne qualcuna, la Belva adora letteralmente andare in farmacia, perchè c'è un banchetto made by Ikea con un cestone di giochi che periodicamente vengono incrementati; non parlo solo della farmacia vicino casa, ma di tutte quelle in cui siamo entrati, così come uffici del turismo, studi medici vari...insomma tutti i luoghi dove si deve aspettare sono sempre ben attrezzati per intrattenere con giochi o libri i nanetti.
Non dimentichiamoci poi dei parchi giochi, divisi per fasce d'età, sempre recintati o ben delimitati; ci sono poi i parchi giochi indoor, per le giornate invernali, per i mercoledì in cui i bimbi non sono a scuola, per una domenica diversa.
Atelier di ogni tipo, attività proposte per tutte le età, feste e sagre dove c'è sempre l'angolo animazione bimbi comlpetano il quadro. Che sollievo, che gioia poter passare questi tre anni con i miei nani in un paese dove i bimbi sono sempre tenuti in considerazione!
O no? O è solo una mia impressione? No, perchè poi ad un'attenta analisi, sembra quasi che tutto questo non sia creato per i bimbi in sè, per il loro benessere, ma semplicemente per non disturbare gli adulti. Forse ho l'occhio distorto e vivo di pregiudizi, ma avendo già cocciato e continuando a cocciare ripetutamente con un modo di educare decisamente lontano dal mio, non sempre riesco a vedere del buono.
Un esempio su tutti è stata la nostra domenica a Messa. Arriviamo ovviamente all'ultimo secondo, anche se abbiamo iniziato a cambiarci presto e la chiesta è a due passi da casa nostra (ma perchè con i bimbi non si riesce mai ad essere puntuali?!); entriamo e ci sediamo in disparte nella navata, vicinissimi all'uscita, che non si sa mai. I miei nani iniziano a chiedere (dov'è Gesù? dov'è la mamma di Gesù?), a muoversi, a guardare in giro e io noto che nel silezio generale solo i nostri bimbi si muovono e parlano, tutti gli altri (e ce n'erano tanti)sono zitti e fermi, appena qualcuno si muove un pochino o dice una parola, un genitore lo prende e lo porta in una stanza a parte. Rimaniamo un po' interdetti, ma dopo qualche tentennamento, onde evitare occhiatacce, il Navigante si infila nella suddetta stanza, che altro non è che una succursale della chiesa, una stanza con quattro panche e un televisore da cui poter seguire la messa mentre i bambini possono muoversi in libertà. Io ero fuori e comunque, per inciso, gli unici che si sentivano erano i miei nani, che avevano anche qualche libretto per distrarsi (non abbastanza evidentemente).
Continuo a rivedere quella stanza, quei bimbi che venivano come segregati, lontano per non disturbare, anche se in realtà non stavano affatto disturbando, almeno non quanto i miei, per intenderci! E vedo quei genitori al parco che smollano i figli dentro il recinto dove ci sono i giochi e si siedono lontani con lo smartphone tra le mani o chiacchierando con un'amica; ripenso ai tanti discorsi fatti con mamme francesi tra cui spicca una frase "ah io con la mia seconda che si alzava la notte per bere, ho escogitato un metodo: le ho legato il biberon di acqua al lettino, così io non dovevo alzarmi e faceva tutto sola! E aveva meno di un anno!" O__o cioè, ma che? Davero??? Come i criceti???
Non voglio generalizzare, nè dire che le famiglie francesi siano senza amore, ma questa spinta perenne all'autonomia, al distaccarsi mi lascia perplessa. Mi guardo intorno e vedo bimbi silenziosi ed educatissimi, ma che ridono poco, attaccati morbosamente a doudou, ciucci, bambole o che si succhiano il dito ad età davvero improponibili, lasciati sempre con qualcun altro che sia una nanny, una au pair o semplicemente alla creche (tutto il giorno tutti i giorni dall'età di 4/6 mesi) e penso che in fondo mi piace il mio modo, probabilmente molto italiano, di crescere ed educare i miei figli, così come mi piace poter usufruire dei tanti intrattenimenti che qui ci sono per loro mentre sono in farmacia, dal medico o ad una sagra paesana. Però magari ecco in chiesa ci andrò a poco a poco e quando saranno stanchi semplicemente uscirò per rientrare un'altra volta, nella stanza segregati proprio non ce li metto!

sabato 14 giugno 2014

5 foods that I'm addicted

Amo spasmodicamente quei post che partono da un blog e si propagono tipo catena di sant'Antonio, soprattutto quelle degli expat blog, che generalmente mi fanno morire davvero dal ridere e che trovo sempre nel blog di Valentina.
Ovviamente se riesco ci partecipo sempre volentieri, quindi dopo le 10 cose che un expat fa, ma non dice è la volta dei 5 foods that I'm addicted in Francia.

1.La crème fraîche: da amante della panna acida, non posso che adorare letteralmente questa versione, in tutte le combinazioni possibili, che siano esse salate o dolci, ma anche semplicemente spalmata su un crostino di semi di zucca ed emmental.

2.Il pain au chocolat, una sorta di saccottino sfogliato con pepite di cioccolato, meglio ancora nella sua versione aux amandes (con pasta di mandorle all'interno e lamelle di mandorle a decorazione), appena sfornato la mattina è gioia pura.

3.I mille mila tipi di pane, che quando entro nella boulangerie, sto sempre un'ora a scegliere, aizzandomi contro la tipa dietro al banco e l'orda di vecchiette inacidite (dalla crème fraîche) entrate subito dopo di me. Alla fine poi prendo sempre lo stesso, ossia il multigrain o il multicereal, troppo buono per cambiare!

4.La tartiflette, piatto tipico dell'Alta Savoia fatto con reblochon, patate, cipolle e pancetta, che però spopola, soprattutto durante l'inverno e nei mercatini di Natale, in qualsiasi parte di Francia. Non dimentichiamoci la mitica pizza gusto tartiflette...e qui ho detto tutto!

5.E infine l'immancabile quiche, gusto classico (uova, crème fraîche e pancetta), ma anche nelle più svariate cambinazioni: formaggi, verdure provenzali, pollo al curry, tartiflette (ehmmm....). Insomma la "serata focaccine" che facevamo a La Spezia si è trasformata senza troppi problemi in "serata boulangerie", ossia vado là e razzio tutte le sfiziosità, di cui le quiche sono le padrone indiscusse.

Un piccolo appunto però ci vuole, per una ricetta scoperta grazie a degli amici norvegesi; non è una ricetta francese, ho fatto una veloce ricerca e pare arrivi dal Canada, anzi dal Quebec, ma per me sarà sempre e indissolubilmente legata ai ricordi qui a Toulon, alle nostre serate Cheese&Wine, ai nostri amici Alleati (ossia tutti i colleghi del Navigante, tutti parte della NATO, e relative famiglie). In realtà non si può nemmeno definire una vera e propria ricetta, l'ingrediente principale è un brie, scaldato nel forno, poi annaffiato con un sughetto di sciroppo d'acero e burro, infine cosparso di noci pecan...non sarà una ricetta da chef stellato, non sarà francese, ma per me è goduria all'ennesima potenza! Alle feste è un must di questa famiglia norvegese e io non posso fare a meno di mangiarne almeno due fette!
Grazie Valentina che mi fa sempre venire vogla di partecipare a questi piccoli giochini, oltre a farmi conoscere la terra che la ospita, di cui non so proprio nient0,e e anche altri expat blog.

martedì 10 giugno 2014

Dici viaggi, dici me, dici noi

Il blogstormig del mese scorso era qualcosa che mi toccava da vicino: l'alimentazione.
Il blogstorming di questo mese...anche. Se ricordate, qualche mese fa parlavo di un progetto di cui però non ho dato molti dettagli, ma sarà proprio riguardo alle mie mie più grandi passioni, ossia la gastronomia e i viaggi, che vorrei riuscire a fondere insieme. Il progetto è in via di sviluppo, nel frattempo colleziono esperienze in entrambi i campi.
I viaggi sono ormai parte di me e della mia famiglia: non solo amiamo viaggiare, ma lo facciamo anche per il lavoro del Navigante e lo facciamo con piacere, non come un peso. Ci siamo conosciuti lontani da casa, abbiamo cominciato a conoscerci sul serio viaggiando, abbiamo costruito la nostra coppia spostandoci e così la nostra famiglia.
Il viaggio per noi è conoscere, imparare, insegnare. Soprattutto insegnare.
Insegnare il rispetto della diversità, insegnare a guardare con gli occhi di qualcun altro, insegnare quanto di bello e di brutto c'è nel mondo, insegnare che qualcosa che per noi è bianco, per altri è nero, insegnare che sempre ci sono delle regole, ma che non sono sempre le stesse, insegnare che il mondo è immenso e non si finisce mai di imparare.
Tanti ci hanno detto che con l'avvento dei figli avremmo smesso di viaggiare. Sbagliavano. Con l'arrivo dei nostri nani abbiamo solo imparato a viaggiare in modo diverso, abbiamo imparato a interessarci a cose che prima non ci tangevano, abbiamo imparato a rallentare i ritmi e a plasmarli non più su due persone, ma su quattro, abbiamo imparato a godere di piccole cose scontate, come un parcogiochi all'ombra dove mangiare un panino, abbiamo imparato a guardare il mondo con gli occhi e la meraviglia di un bambino.
In compenso ci abbiamo guadagnato esperienze incredibili e la voglia ancora più grande di scoprire il mondo. Insieme a loro, ma anche ritagliandoci spazi solo per noi come abbiamo fatto qualche tempo fa a Parigi. E ad ogni ritorno, la voglia di ricominciare ad organizzare, sognare, attendere trepidanti è sempre alta, altissima.
E la gioia più grande è vedere i miei nani crescere così sicuri nel mondo, sicuri con noi e anche senza di noi, abituati a qualsiasi mezzo di trasporto, abituati a cambiare, diventare expat, conoscere il mondo, vedere in loro la naturalezza nel portare un trolley o nel giocare in un aeroporto.
Il ricordo più dolce sono i bimbi di Zanzibar che li circondano meravigliati toccandogli i biondi capelli, è la Belva che dice alla nonna "Stiamo organizzando la vacanza insieme", è il Vitellino che guarda il camper che abbiamo preso a noleggio per quest'estate (destinazione Bretagna, ve l'avevo detto??) e urla di felicità.
Sono fermamente convinta che viaggiare sia uno dei migliori modi al modo per educare, educare i bimbi, educare noi al mondo, alla vita.

Questo post partecipa al blogstorming di questo mese su Genitoricrescono.

venerdì 6 giugno 2014

Volete dei gattini?

Oggi è una giornata proprio no. Di quelle no-no-no e ancora no. E per non piangere mi estraneo dalla realtà, mi butto in un mondo parallelo, cerco sfogo. Poi guardo la mia gatta Koala, la piccola della famiglia, che è incinta e tutto torna: le emozioni negative e quelle positive, le lacrime e la stanchezza, il sonno, la voglia di scappare, ma anche quella di ricominciare, di aggiungere, di amare ancora.
Quasi non si vede, lei è piccolina di suo, quella rotondità del ventre viene nascosta piuttosto bene, se poi contiamo che salta, caccia, corre, gioca come sempre proprio non verrebbe da dire che sta per dare alla luce. Sì, perchè poi manca poco, pochissimo! E avremo un parto in casa e qualche cucciolino da accudire per un po'.
Ci è riuscita prima di me, al primo calore, pur cercando di tenerla chiusa in casa, ci ha letteralmente fatto fessi...la natura...E lei è lì inconsapevole. Due mesi di gestazione, due mesi di accudimento e i cuccioli sono pronti per andarsene, pronti per la vita, lontano o vicino da quella mamma che si dimenticherà presto di essere mamma, per ricominciare: calore-gestazione-accudimento in un ciclo senza fine.
E invece noi? La donna diventa mamma appena sente che qualcosa è cambiato, appena vede quel puntino battere sul monitor o quelle due lineette rosse su un bastoncino zuppo di pipì. Inizia e non finisce più di preoccuparsi, sbagliare, piangere, ridere, gioire, emozionarsi, perdere anni di vita per lo spavento, perdere la pazienza ogni giorno per una cosa diverse oppure ogni giorno sempre per la stessa cosa, muore sapendo di lasciare i suoi figli in questo mondo, di lasciarli soli, anche se hanno 60 anni e a loro volta dei figli o magari anche dei nipoti. L'essere mamma è qualcosa che ti travolge, non ti lascia respirare, nel bene e nel male ti sovrasta totalmente, non puoi affrontare questa cosa, solo viverla.
E in una giornata no-no-no e ancora no come questa, guardo un po' con invidia la mia gatta Koala, che tra qualche mese, dopo aver partorito e insegnato a vivere ai cuccioli, sentirà solo di dover concepire un'altra volta, senza nemmeno ricordarsi l'odore dei suoi gattini. La semplicità della natura animale, non la trovate così stupendamente tranquilla?

Dimenticavo: qualcuno vuole dei gattini???? :))

lunedì 2 giugno 2014

Un invito accettato, un consiglio spassionato

Metti delle donne expat, mogli di marinai, abituate a stare sole, a crescere i figli sole, a girare il mondo e non avere nessun conforto da amici stretti e parenti.
Metti la voglia di organizzare qualcosa insieme, di rilassarsi lontano da tutti, da una realtà che spesso ti schiaccia, anche se è la realtà che hai scelto e che ti rende felice.
Metti delle brave organizzatrici, un giro di mail infinito e un lungo ponte di fine maggio.
E quindi eccoci, otto donne a scoprire Aix-en-Provence, a rilassarsi in una spa di un albergo in centro città, tra avventure, risate, chiacchiere, massaggi e piscine. Per 36 ore sono stata semplicemente una donna tra donne, con un libro da leggere, una città da conoscere, un po' di shopping da fare e non mi sembrava vero.
C'è chi mi ha detto che mi sarebbero mancati troppo i nani, chi mi ha detto che i sensi di colpa non mi avrebbero fatto dormire in pace, c'è chi mi ha semplicemente e sinceramente invidiato. Io semplicemente e sinceramente non avrei voluto tornare a casa. Perchè per la prima volta in tre anni, o forse anche di più, sono stata solo io e questa è stata la cosa più rilassante, molto più che la sauna o l'idromassaggio.
Da rifare e assolutamente consigliato a tutte quelle mamme, quelle mogli che non si sono ancora ritrovate, che si stanno cercando in un mare di infinite possibilità, prendetevi del tempo, solo per voi, magari con qualche amica. Perchè siamo mamme, mogli, lavoratrici, ma siamo anche donne, sole, che fanno tutto questo ogni giorno e spesso ce lo dimentichiamo, trascurandoci e mettendo gli altri davanti a noi. E no, non va affatto bene, perchè tutto questo c'è, ingrana, continua, esiste, evolve, grazie a noi e i nostri figli, soprattutto le nostre figlie, devono sapere che essere mamme non significa perdere noi stesse, significa solo dare amore più di quello che sia umanamente possibile e immaginabile.