martedì 20 marzo 2018

Ritornare è un po' come morire

Come ho già accennato nel post precedente, abbiamo passato questo weekend a Tolone, ospitati da amici; siamo partiti giovedì sera, in modo tale da poter andare venerdì mattina a scuola dei bimbi e salutare i vecchi amici e le maestre, per poi rientrare domenica nel pomeriggio e quindi poter passare un po' di tempo tra crepes, picnic in spiaggia, raclette e vecchie abitudini.
L'amica della Belva, la figlia degli amici che ci hanno ospitato, ha fatto la sua festa di compleanno sabato, due settimane in ritardo, e così hanno festeggiato tutti insieme. Poi la sera sono andata entrambe a casa di un'altra amichetta dove hanno fatto la loro amata Soirèe Pijama!
E' stato un bel weekend, è stato bello rivedere i vecchi amici, passeggiare in vie conosciute, riassaporare piatti e sapori, godere di un clima primaverile che mi ha fatto davvero bene. Un po' meno bene mi ha fatto vedere la Belva in lacrime che non voleva tornare a casa, che singhiozzando diceva "Voglio restare qui! Non voglio andare via"; lei, che perde il suo aplomb e mostra tutto il suo dolore nel lasciare un posto che considera casa a tutti gli effetti. A Roma ci sta bene, ma vedo che per lei non è lo stesso, vedo che la vita qua non le entra nel sangue come quella francese, tutto al contrario del Vitellino che invece ormai parla pure già romanaccio! (ma gli bastano sempre un paio di giorni e poi il francese torna a scorrere come niente fosse)
Ho cercato di non pensare a quello che abbiamo lasciato, è una cosa che ormai ho imparato a fare in tutti questi anni di nomadismo, ma vedere lei in quello stato mi ha scosso non poco. E credo abbia scosso anche quella roccia che è il Navigante, quello per cui tutto è normale, quello per cui "tanto ci si adatta" e "la vita è così punto".
In tutto questo chi si è divertito di più è stato sicuramente il Francese, non tanto per essere tornato nella sua madrepatria, visto che lui è ancora troppo piccolo per rendersi conto di tutto, ma quanto per aver preso l'aereo, cosa che lo ha eccitato moltissimo.
Il rientro è stato meno traumatico del previsto, la sveglia del lunedì è stata senza intoppi (ma ha aiutato moltissimo averli messi nel letto alle 19.30!) e la routine è ripresa a scorrere calma come sempre. In attesa di notizie, come sempre.

8 commenti:

  1. Carissima amica Angolo (di te stessa),

    Mi limiterei a commentare questa perla che tirato fuori il navigante ...

    "tanto ci si adatta"



    Tanto ci si adatta un cazzo !

    Ma dove sta scritto che devi far fare a tutti i costi quella vita demmerda anche ai tuoi figli .. sarebbe il caso che tu e il navigante finalmente abbiate una discussione seria e onesta sulla opportunitá di ridurre a trottole viventi anche i vostri figli i quali hanno tutto il diritto di vivere in una paese civile come la Francia, che considerano giustamente "casa loro" invece di essere sradicati con la forza ogni volta per andare a vivere nel meridione d'italia.

    Io non li biasimo.

    E per di piu' non capisco nemmeno quale sia l'utilitá di spostarsi insieme col navigante tutte le volte. Non ha senso.


    Saluti lombardi,
    Vedetta

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    1. Bè, l'utilità è quella di tenere unita una famiglia. Molto semplice.
      Che lui la faccia facile, è anche normale, lui è 25 anni che gira, ha scelto questa vita e gli piace; è semplicemente pratico.
      E comunque non saremmo potuti rimanere in Francia, per svariati motivi; l'unica soluzione possibile è che lui giri e io stia da me. Potrebbe essere una soluzione temporanea, ma non definitiva, non è quello che voglio, non voglio una famiglia spezzata.
      E, Vedetta, ai bambini non interessa se stanno in Francia, a Canicattì o nel deserto del Sahara. Chiaro però che per loro 4 anni in un posto sono proprio tanti e la Belva si sentiva molto bene nel mondo francese, però per esempio per il Vitellino è diverso.
      Purtroppo sono nati in una famiglia nomade e non è facile per nessuno, ma le esperienze che facciamo e viviamo meritano qualche sacrificio a mio parere. Poi magari ce lo rinfacceranno, ma tanto troverebbero lo stesso qualcosa da rimproverarci!

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  2. Angolo, lascia perdere quello che dice vedetta. Stai dando opportunità ai tuoi figli: lingue diverse, culture diverse, posti diversi. Da grandi avranno il tempo di trovare quella che per loro sarà casa. Non è una vita di merda, ed è verissimo che invece ci si adatta, ci si abitua, ci si plasma. E' ancora troppo presto per tua figlia, dalle tempo. Un giorno vi ringrazieranno.

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    1. E' quello che spero ovviamente, ma d'altro canto non si può minimizzare o far finta che questo dolore non esista. Io ho trovato il mio modo per metabolizzarlo, ma non va bene per una bambina di 6 anni e vorrei solo aiutarla a trovare il suo modo.

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  3. Wow... quello che tu fai in un fine settimana io lo faccio in un anno
    XD

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  4. I tuoi figli hanno una vita meravigliosa e delle opportunità fantastiche..altro che vita di merda! Piangere perché si lascia un posto in cui si è stati bene ci sta..lo facciamo noi adulti e chiaramente succede anche ai bimbi di sentire la mancanza di amici luoghi e situazioni..però passa e io concordo molto con il navigante che ci si adatta a tutto...io vi invidio da morire! Un forte abbraccio

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    1. Anche io sono d'accordo, eh? In teoria...poi la pratica è un filino diversa, soprattutto se ti trovi di fronte a una disperazione che non sai gestire...

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