Un'emozione grandissima ieri, quell'oro tanto sognato, quell'oro che non so per quale strano motivo sento un po' anche mio.
Quelle onde, quella fatica, quelle lacrime sono state il mio sogno per 13 anni, parte dell'infanzia e tutta l'adolescenza dedicate fino all'ultimo respiro a questo sogno, una dedizione tanto alta da spezzarmi e farmi decidere di mollare tutto, quando tutto sembrava perduto e quando invece avrei solo dovuto stringere i denti ancora un po'.
Lui invece di dubbi non ne ha mai avuti, non ha mai mollato nemmeno dopo un terribile incidente in moto. Duro, combattivo, fuori dal gruppo, dedito al suo unico obiettivo e alla fine ce l'ha fatta: ha vinto tutto, come nessuno aveva mai fatto.
E io che con questo campione ci sono cresciuta, ci ho litigato, ci ho scherzato e giocato, ero lì sul divano a piangere lacrime di un'emozione non mia, ma anche lacrime di rammarico per essere stata così debole da mollare tutto e non riprovarci un'altra volta.
E che sensi di colpa guardando la mia Belva e per una volta non sentire la gratitudine di averla nella mia vita. Anche lei era il mio sogno dopo le Olimpiadi, ma è quel dopo che mi frega. Il passato è passato, ma in questo caso è travolgente come le onde che solcavo e non riesce a farmi guardare con razionalità tutta la situazione.
E continuo a commuovermi ad ogni foto, ogni notizia, ogni video sulla vittoria di ieri: bravo Cali e grazie per le emozioni che mi hai fatto provare, non c'è altro da aggiungere!
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