E poi tra uno strillo e uno strepito, li guardo.
E vedo una Belva che si veste e sveste completamente da sola, si allaccia e si slaccia la cintura dell'auto, "legge" i libri inventandosi di sana pianta la storia, conversa amabilmente sulla sua giornata e per farti capire che deve dire qualcosa ti dice "aspetta, tocca a me, adesso ti racconto una cosa".
E vedo un Vitellino che finalmente dorme tutta la notte, anche se si sveglia mooolto prima rispetto all'orario previsto, che per cambiarsi ha solo bisogno di qualche dritta su come mettere la maglietta o da che lato vanno i pantaloncini, che sebbene capriccioso fino alla morte non dimentica mai un grazie o un per favore.
E li sento parlare alternativamente e senza problemi in italiano e francese, capiscono e ogni tanto si lanciano anche con lo spagnolo e, non paghi, ogni tanto fanno finta di parlare tra loro in inglese, inventandosi tutte le parole di sana pianta.
Per me questo è un periodo di transizione in cui sopravvivere, in cui l'obiettivo principale è non sclerare, ma per loro è comunque un momento di crescita continua, loro non si fermano, loro vanno avanti e io almeno sono qua e li guardo fare passi da gigante.
La Belva: ti voglio tanto bene mamma.
Il Vitellino: anche io tanto tanto.
E quindi vabbè, cuore duro e sempre arrabbiato si sciolse in un abbraccio a tre.
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