Stiamo per uscire dall'emergenza COVID e lo si nota perché ricominciano i raggruppamenti di rugby, le feste di compleanno, le uscite con ben 8 amiche e si può iniziare a dimenticarsi la mascherina se non si deve entrare da qualche parte.
I nani stanno passando un buon periodo e io mi sento un filo più rilassata, forse anche perché stiamo andando verso la bella stagione e a breve sapremo la nostra futura destinazione.
Dovrebbe essere un periodo in discesa ed effettivamente mi sento molto più rilassata, ma solo perché ho messo un pesante paraocchi su quello che sta effettivamente succedendo. Continuo a leggere le notizie, ne discuto, ma faccio in modo che il mio cervello non colleghi la situazione internazionale alla mia vita privata.
Il Navigante è ovviamente un militare, uno di quelli che non può e non vuole imboscarsi, quindi no, la guerra in Ucraina deve rimanere fuori dalle mie preoccupazioni personali. Continuerò a leggere le notizie, a dare la mia disponibilità per ogni aiuto possibile, spiegherò ai miei figli tutto quello che c'è da spiegare, ma mi terrà emotivamente distante da tutto come difesa personale.
Perché io so cosa significa sentire gli aerei americani partire da Aviano, vedere i soldati su ogni ponte del confine con la Yugoslavia, i carri armato che passavano e i profughi che scappavano verso l'Italia durante la notte.
Tutti i ricordi sono prepotentemente ritornati e pensare di vivere tutto di nuovo, ma con mio marito, il padre dei nostri 4 figli, in prima linea ancora non mi è possibile. E non so se lo sarà mai.