sabato 28 febbraio 2015

Ancora au pair, ancora 4 mesi lontani

Mentre un anno fa preparavamo il ritorno a casa del Navigante dopo un'assenza di quasi 5 mesi (a onor del vero preparavo il viaggio alle Seychelles, ma questa è una sottigliezza :P), ora ci accingiamo ad organizzarci per la sua partenza. Eh sì, altri 4 mesi lontani, altri 4 mesi da non-famiglia, altri 4 lunghissimi mesi senza essere davvero noi.
E quindi dopo aver cercato di far tornare la nostra Au pair dell'anno scorso (impossibile, è in Argentina fino a data da destinarsi), dopo aver cercato di intrattenere qui la mia amica italiana che sta facendo l'au pair da un anno e mezzo in una famiglia toulonese e di tanto in tanto fa la babysitter ai nani (impossibile, deve presentare la tesi), dopo aver cercato l'appoggio di una mia vecchia compagnia di sport (impossibile perchè anche lei invischiata con ultime esami/tesi all'università)...dopo tutto ciò, abbiamo rifatto l'iscrizione sul sito di Aupairworld e stiamo cercando colei che mi aiuterà nei mesi senza il Navigante.
Quest'anno è tutto molto diverso, so di potermi arrangiare tranquillamente da sola con i nani per lunghi periodi e infatti visto l'andazzo di aprile (una settimana da mia sorella neoexpat a Nottingham per Pasqua e a casa dai miei per le vacanze primaverili di fine aprile/inizio maggio) ho pensato di far venire la nuova Au Pair a metà maggio e rimanere sola per quel paio di settimane che passano tra Pasqua e le vacanze.
Non ci saranno viaggi paradisiaci inframissione perchè la nave farà due soste lunghe, una a inizio missione per le vacanze primaverili, ma non ha senso vederci dopo nemmeno un mese dalla partenza e per di più di nuovo alle Seychelles, e una a Gibuti, che diciamo non essere il massimo per la vancaza di un'allegra famiglia con figli, meglio magari per degli uomini single o molto affamati...capisciammè!
In compenso stiamo pensando di trovarci a fine missione, io arriverei con i bimbi (sola....aaaaahhhh!!!!!) in Bahrein dove il Navigante farà una settimana lavorando a terra e poi voleremo tutti insieme felicemente in qualche landa ancora da decidere...Stiamo visionando le zone intorno al Bahrein e per ora vince lo Sri Lanka. Qualche suggerimento o consiglio per altri posti lì vicino o per quello in particolare?
Inoltre so quello a cui vado incontro avendo una persona in casa tutto il tempo, so quanto è facile abituarsi ad averla sempre lì pronta ad aiutare, so quanto significa il rapporto che avrà con i miei figli, quanto ci segnerà tutti quanti l'affezionarsi e poi salutarci, so che ci saranno momenti di scontro, so cosa ho sbagliato e so cosa ho fatto bene, MA non so chi arriverà. La persona che mi ritroverò davanti sarà pur sempre una persona del tutto nuova da dover conoscere e a cui dare fiducia.
Infine quest'anno nel processo selettivo entrano in gioco anche i nani, soprattutto la Belva che è più grande e consapevole, che avranno pieno diritto di dire la loro e scartare eventuali candidate, del resto dovranno passare molto del loro tempo insieme quindi è giusto che nella loro misura ci aiutino a scegliere.
E per il resto si fa il conto alla rovescia, con il mio compleanno di domani si iniziano a contare i giorni che ci separano dal doverci salutare, mentre l'anno scorso contavo quelli che mancavano per rivederci. Se qualcuno osa commentare che "sapevo a quello a cui andavo incontro sposandomi con un marinaio" e/o che "dovrei esserne abituata" (frasi che mia madre non smette di dirmi) giuro che lo insulto!!!!!! :D

lunedì 23 febbraio 2015

Il travestimento e il gioco simbolico

Da quando ho visto questa immagine su Amiche di fuso mi sono trovato a riflettere molto sull'argomento e ora che si avvicinano le feste di Carnevale alla creche e all'ecole (non chiedetemi perchè qui in Francia si fanno in Quaresima!) ancora di più, vorrei quindi condividere con voi le mie riflessioni.
Da bambina mi piaceva il Carnevale, mi piaceva travestirmi e, non avendo ancora importato Halloween, mi toccava aspettare quell'unica volta all'anno per poterlo fare perchè i vestiti di Carnevale una volta messi venivano archiviati e non ci si poteva giocare. E ricordo che mia madre faceva di tutto per non comprarmi nessun vestito, ma cercava di creare il più possibile qualcosa di casalingo, non voleva spendere soldi (a casa mia il risparmio era davvero un'ossessione) per qualcosa che sarebbe stato usato una volta sola, chiaramente, visto che l'anno dopo sarei stata di sicuro più alta.
Quindi il mio spirito trasformista è stato usato con le Barbie, non facevo altro che vestirle e svestirle, facevo sfilate di moda e le cambiavo per andare a dormire, per uscire, per stare in casa proprio come facevo io. Solo anni dopo, avendo studiato Piaget al liceo, ho fatto due più due capendo l'importanza che ha il gioco simbolico nei bambini.
Per chi fosse a digiuno di psicopedagogia il gioco simbolico è quel tipo di gioco con il quale, attraverso la finzione, il bambino impara, sperimenta, mette in atto azioni che vede fare agli altri. Normalmente questi altri sono gli adulti con cui è più a contatto, ma non solo, si possono inserire a pieno titolo anche i fratelli maggiori o gli altri bambini con cui passa la giornata. L'immaginazione è la capacità principale che viene usata in questo tipo di gioco, nonchè una di quelle qualità che man mano che si cresce si rischia di perdere, soprattutto al giorno d'oggi con la tecnologia che non le lascia spazio.
Per farla breve, il travestirsi non è altro che uno dei tanti giochi simbolici, che si possono catalogare come i "giochi del fare finta", e se sei expat ti rendi conto che sembra che solo noi italiani non ne abbiamo capito l'importanza.
Inglese, americana, francese, norvegese, tedesca queste le culture con cui sono esposta stando qui e, chi più chi meno, mi ha mostrato come per loro sia naturale questo tipo di gioco in casa durante tutto l'anno. C'è una bimba inglese che ogni volta che la vedo è vestita da fatina o da principessa, l'anno scorso proprio da lei ho ricevuto in prestito il vestito di Carnevale per la Belva, tre in verità, non solo uno, avevo l'imbarazzo della scelta! E il compleanno del bimbo norvegese a fine novembre era una festa in maschera dove la Belva si è vestita da streghetta e il Vitellino da cowoboy. Il cowboy è stato facile: jeans, maglietta a quadri e cappello comprato l'anno prima, mentre il vestito da streghetta è di una bimba italofrancese con cui ci troviamo spesso a giocare e, a casa sua, l'ultimo cassetto della cassettiera in camera delle bimbe è proprio adibita agli abiti da poter utilizzare per travestirsi. E per finire in bellezza posso non ricordare il quarantesimo compleanno dell'americana con festa a tema anni Settanta?!? :D
All'inizio trovavo tutto questo un po' bizzarro, non nascondo di aver messo via il cappello da cowboy e non averlo lasciato a portata di mano per giocare (chissà perchè poi...retaggi culturali!), inoltre mi sono spesso trovata a pensare come risparmiare su vestiti e accessori tanto "si usano una volta sola".
Ma essere expat è bello per questo, ti fa riconoscere i tuoi limiti, ti da una visione più ampia, ti insegna a metterti in discussione quindi ora nella mia libreria Ikea, vicino al contenitore rosso dei Lego, ci metterò il contenitore dei travestimenti. Con somma gioia della Belva, che è in piena fase di gioco simbolico e si diverte a vestire e svestire pure il Vitellino, che come un grosso bambolottone si lascia fare tutto (giuro che la foto in cui lui ha le scarpette da principessa non sarà usata contro di lui da adolescente...forse! ;P).

giovedì 19 febbraio 2015

Cosa ci è piaciuto...

Cioè a parte le spiagge, il sole, il caldo, le palme...un piccolo vademecum di quello che noi come famiglia abbiamo trovato davvero bello in Guadeloupe e Martinique :)

=> Il giardino botanico di Deshaies con le sue piante meravigliose, i fiori colorati, i ruscelli gorgoglianti, i pesci che se non stavi attento ti azzannavano pure la mano, ma soprattutto la voliera dei pappagallini dove si poteva entrare e dove, se anche solo ti avvicinavi alla torretta del loro mangiare (con 0,50€ prendevi un bicchierino di qualcosa di zuccheroso dove i pappagallini venivano a bere), ti ritrovavi uno spaventapassari con pappagallini appollaiati in ogni dove! Una camminata di un paio d'ore che merita davvero la pena e alla fine della quale si trovano pure un parco giochi, il recinto delle caprette, uno snack bar dai prezzi accessibili e il negozietto di fregnacce.

=> La spiaggia nera, ossia con la sabbia vulcanica, calda (anche troppo) e proprio nera nera eh!! E alla Belva è piaciuto tanto tanto quando la mamma si è disegnata di marrone tutto il corpo e l'ha rincorsa per abbracciarla forte forte :D

=> La Desirade, l'isoletta in faccia a Pointe de Châteaux, con le sue spiagge immacolate e deserte, le iguane libere (anche se ai nani non sono proprio piaciute tantissimo...o meglio...fantastiche, ma a debita distanza!!) e i ristoranti con i tavoli e le sedie direttamente sulla sabbia!

=> I picnic con il cibo creolo à emporter (d'asporto), che siano essi stati sulla spiaggia all'ombra di alte palme o rami intrecciati di alberi sconosciuti ma fantastici da scalare, sotto la tettoia di un bar chiuso a causa di pioggia incessante, su una panchina di fronte a una cascata in mezzo alla foresta

=> E, a proposito di cibo...le accras di ogni tipo, l'importante è che fossero fritte e unte :)) Alla fine non ne potevo più, ma non avrei fatto a meno di mangiarle manco sotto tortura. E anche tutto il resto: colombo du poisson o du poulet, il riso, l'igname, il frutto dell'albero del pane, la frutta e i succhi freschi fatti al momento, la banane fritte, i piatti "non lo so cos'è, ma assaggiamolo" e poi "continuo a non sapere cos'è, ma è ottimo!".

=> La manioquerie de Germaine dove abbiamo scoperto le qualità quasi miracolose della manioca, abbiamo assaggiato diversi tipi di cassava insieme ad altri turisti, ma anche locali, e dove io e altri 4 ospiti ci siamo offerti volontari per preparne una. I nani quasi non hanno mangiato, ma hanno passato la serata a disegnare con i resti di manioca che diventano dei fantastici gessetti insieme a tre ragazzine, una era una francese in vacanza, le altre erano del posto e facevano parte della famiglia che possiede il locale; vedere i miei nani, biondissimi, bianchissimi con occhi azzurrissimi gironzolare tra bimbe nere dai piedi alla punta dei capelli è stato commovente e bellissimo!

=>La route de Traces e tutte le strade interne della Martinique, che finalmente mi ha dato un risultato visivo dell'espressione: natura rigogliosa e selvaggia! I nani non hanno apprezzato...Morfeo li aveva rapiti dopo una mattinata in spiaggia con tanto di picnic ;)

=> La gente, che io in un anno e mezzo in Francia non ho mai parlato così tanto francese come queste due settimane alle Antille!! E in particolare Rosange, una pescatrice di professione che ci ha portato a fare un giro in barca nella baie du Robert e ci ha fatto scoprire luoghi magnifici innondandoci di parole e spiegazioni, oltre a cazziare praticamente tutte le altre guide incontrate! Il Navigante, che traduceva soprattutto per i miei genitori non proprio francofoni, ha avuto il suo bel daffare a starle dietro in tutto!

=> I mercati colorati, chiassosi, stretti, dall'odore pungente di spezie dove tutto quello che è Antille francesi è riversato per la gente del posto e per i turisti: abiti in madras (tessuto locale), punch di ogni sapore, spezie, frutta, verdura e baracchini di cibo, che secondo me sti antillesi a casa non c'hanno manco la cucina e mangiano sempre e solo street food!

E poi...e poi...c'è anche qualcosa che non ci è piaciuto, magari ve lo scrivo in un altro post e la smetto di sognare queste due fantastiche settimane!

martedì 17 febbraio 2015

Caraibi con bambini

Ricordo ancora mia madre quando le dissi che avrei cercato figli subito dopo sposata: "Ma no, aspetta, goditi il momento...VIAGGIA!!!"o__O
Ora, io non è che non capisca il motivo di questa affermazione, ma capite che io stavo con il Navigante da due anni e avevo già abitato in tre posti diversi (Taranto, Ravenna, Spagna), avevamo già visitato Norvegia, Francia, Londra, Polinesia, nonchè fatto svariate gite più o meno fuori porta e sinceramente se quello era l'andazzo dei primi due anni non osavo immaginare cosa potesse riservarci il futuro...e a ragione!
Quindi diciamo che se c'era qualcosa che proprio non mi avrebbe frenato con l'arrivo di un bimbo era proprio il viaggiare. E nemmeno con l'arrivo del Vitellino colicoso se la dobbiamo dire tutta.
Si viaggia in modo diverso, ma si viaggia lo stesso e, anzi, da quando sono nati loro ci siamo spostati molto più lontano e questa volta abbiamo affrontato anche il nostro primo jet lag familiare, che tanto mi spaventava, ma che invece è passato meglio del previsto.
Quindi Caraibi con i bimbi assolutamente sì! Armatevi di santa pazienza e di tutte le armi contro le lunghe ore in aereo, treno, attesa...vi dico solo che alla vigilia di questo viaggio, noi che abbiamo impostato la nostra vita accendendo la tv forse una volta a settimana, abbiamo messo nella to buy list un tablette! Ogni arma è lecita in guerra :D
Alla fine anche senza la famigerata tablette il viaggio è passato, grazie a uno bagaglio a mano ricolmo di giochi, colori, libri, ma anche e sorprattutto perchè l'aereo d'andata era uno di quelli nuova generazione con ognuno il proprio monitor, mentre al ritorno che era uno di quelli vecchia generazione, ossia un monitor per tutti, si viaggiava di notte quindi non abbiamo avuto grandi difficoltà di intrattenimento (che poi fosse stato difficile dormire noi e far dormire comodi loro è un altro paio di maniche!). Devo dire che le cinque ore in treno sono state più difficili da gestire, ma per fortuna avevamo quattro posti con il tavolino, una manna dal cielo. Farli dormire? Per i miei impossibile...troppo eccitati, ma questo credo dipenda da bambino a bambino.
Per me il problema più importante di quando viaggio con i bimbi sono appunto le attese, gli spostamenti, i momenti concitati dove tenerli a freno è quasi impossibile, poi una volta sul luogo, una volta sistemati è tutto in discesa. Se siete una famiglia abituata a fare gite fuori porta, a visitare posti nuovi, a muovervi fuori casa, che lo facciate nel paesello affianco o dall'altra parte del mondo non cambia: avrete i vostri ritmi, conoscete i vostri bambini, i loro orari, cosa e dove è meglio mangiare...
In zone di mare come i Caraibi poi è tutto più facile, quale bimbo non adora la spiaggia? E se la mattina si fa spiaggia, il pomeriggio ci si può permettere di chiedere un po' di attenzione dentro un museo o nella visita di una rhumeria, dove comunque qualcosa che li attragga lo troverete sempre e se siete bravi a raccontare storie meglio ancora!
Le Antille francesi inoltre sono molto family friendly perchè zona di turismo francese (ovviamente) e, tra i molti difetti, i francesi hanno l'amabile pregio di viaggiare sempre e tanto con generalmente due, ma spesso anche tre o più bambini. Quindi via a menù enfant (sempre e dico sempre composto da hamburger o nugget o pesce fritto, patatine fritte, succo o bibita, gelato), prezzi ridotti all'entrata di musei e attrazioni e gratuiti generalmente sotto i tre anni, attività selezionate apposta per loro e non in grandi catene alberghiere o villaggi turistici, ma normalmente in ogni buco di posto in cui siamo stati.
Inoltre non ci sono vaccinazioni obbligatorie o raccomandate da fare e si trovano centri commerciali, negozi, farmacie anche nel più piccolo paesino, tra l'altro come se foste in Francia, visto che Martinique e Guadeloupe sono territori d'oltremare, il che significa carta d'identità per andare, niente visto, si paga in euro...insomma proprio come se viaggiaste in Europa.
Finale dei conti? Se volete provare un viaggio intercontinentale con i vostri bimbi questo è uno dei posti più adatti e più facili da affrontare e organizzare anche senza l'aiuto di agenzie di viaggio.

lunedì 16 febbraio 2015

Come nasce l'idea di un viaggio

Ed eccomi qui, con ciabatte col pelo, tuta pesante, coperta sulle spalle, occhiaie da jet lag e tanti ricordi da trascrivere, catalogare, condividere.
Ho cercato di riprendere le redine della mia routine virtuale (blog, forum, email), ma è impossibile, la vita va avanti, anzi sembra quasi accellerare quando si è in vacanza. Tanto che due settimane mi sono a dir poco volate e voglio proprio vedere se succederà lo stesso la prossima settimana quando sarò sola senza Navigante e con la Belva a casa per le vacanze scolastiche!!!
Abbiate quindi pazienza se mi sono persa qualche puntata dei blog che seguo, per chi invece si fosse perso le mie di puntate, sono appena tornata da 14 favolosi giorni alle Antille francesi, un viaggio che in molti mi hanno invidiato, ma in pochi sanno che il desiderio di fuggire è nato dopo uno dei giorni probabilmente peggiori della mia vita.
L'idea di questo viaggio nasce al nostro arrivo in Francia, un anno e mezzo fa. Una coppia di amici voleva sposarsi ai Caraibi, precisamente in Giamaica, e noi avremmo dovuto fare da testimoni, ma il Navigante è partito durante quel periodo, loro si sono comunque sposati e a noi è rimasto il desiderio di quei luoghi. Decidiamo per gennaio-marzo 2015 una settimana, massimo 10 giorni, probabilmente una sola delle due isole francesi. Poi rimango incinta e la data del parto è il 29 marzo, non ci arrischiamo ad organizzare un viaggio di tale portata sapendo che io sarei di 7/8 mesi di gravidanza quindi lasciamo perdere. Poi a settembre tutto finisce e, come mi successe per la gravidanza molare, ho avuto bisogno di evasione, di sogni, di cose belle; nel Capodanno 2008 decidemmo di visitare Finalndia e Lapponia, questa volta i Caraibi, ma due settimane e due isole per fare il pieno di tutto!
Tutti mi chiedono com'è stato, tutti sono impazienti di ascoltare resoconti fantastici. Io sorrido e dico che è stato bellissimo, perchè lo è stato davvero, perchè viaggiare con i miei figli è la cosa che amo di più, perchè questa volta siamo riusciti a farlo anche con i nonni (forse l'ultima volta? Chi lo sa...) ed è stato emozionante per me come madre e come figlia viaggiare di nuovo con i miei (le vacanze con i miei, penso uno dei pochi ricordi felici che ho come famiglia), perchè ho finalmente depennato un viaggio dalla wishlist, perchè sono pur sempre i Caraibi, perchè chi mai potrebbe lamentarsi di un viaggio così?
Però lasciatemi fare solo due considerazioni e solo dopo ditemi se ho torto: innanzitutto io in viaggio di nozze sono stata in Polinesia e dopo quelle isole, non riesco più a trovare un luogo che mi faccia sul serio sognare, in secondo luogo penso sempre che questo viaggio è un modo per dimenticare un dolore davvero grande e lo assocerò sempre a questo, volente o nolente.
Detto questo nei prossimo post cercherò di rendervi partecipi del mio viaggio...pronti a morire un po' di invidia?? ma non troppa, dovete sempre ricordare il motivo per cui ci sono andata ;)