La didattica a distanza, questo magnifico strumento che in Italia ha potuto prendere piede solo grazie a una pandemia mondiale, è davvero incredibile, ma intasa la rete, blocca computer e tablet (perché se i figli sono più di uno, la legge di Murphy farà in modo che si debbano collegare entrambi nello stesso istante) e tiene più occupata me che loro, con il fai foto dei compiti svolti, scaricale sul computer tramite WhattsappWeb, caricale sulla piattaforma giusta, controlla le attività sulla piattaforma E sul registro elettronico, scarica videolezioni, controlla i compiti, stampa i compiti pure per il Francese...vabbè, ci siamo capiti!
Per 10 giorni è stato qui il Navigante e quindi per non annoiarci troppo ci siamo messi a progettare le parti rimanenti della casa, smontato letti e rimontati al posto giusto, fatto la cernita dei libri di mia madre, pulito, pulito, pulito.
Da oggi il Navigante invece è ritornato a Roma, lavorerà per 15 giorni e poi ritornerà su per altri 15, ovviamente questo è il piano con i dati di adesso, potrebbe cambiare tutto da un momento all'altro come l'ultima volta.
Io continuo ad essere grata del nostro giardino, della nostra casa grande, ma inizio a farmi prendere dall'ansia per il dopo, che mi spaventa più di ogni altra cosa. Mi appiglio al problema del nostro trasferimento di cui ovviamente non si sa niente e delle scuole dove iscrivere quindi i bimbi, ma la realtà è che ho molta più paura del fatto che non ci saranno scuole o trasferimenti o vita normale. Ecco, ho paura che nel dopo non ci sarà alcuno spazio per la vita normale. L'ho detto, l'ho scritto, sperando che mi allevi un po' dall'ansia che mi attanaglia da giorni e da cui non riesco a separarmi, neppure aggrappandomi alla fortunata situazioni in cui ci troviamo noi. Più penso a quanto siamo fortunati, più mi si stringe il petto a pensare che questa fortuna potrebbe non durare a lungo.
Ho paura del dopo, una fottutissima paura del dopo. Sono l'unica?