martedì 3 settembre 2013

Expat ancora, ma con prole

Che io abbia una passione per l'estero non l'ho mai nascosto e negato, l'esperienza fuori dal proprio orticello è qualcosa che ti allarga la mente, che ti da nuovi imput, che ti fa sentire al contempo piccolo piccolo, ma anche talmente cosmopolita da non sentire confini.
Quindi con il Navigante abbiamo cercato di cogliere ogni occasione possibile: abbiamo fatto due anni in Andalucia, come ho già ripetuto più volte, senza nani, e ora abbiamo di nuovo avuto la possibilità di partire, questa volta tre anni in Francia e con prole.
Da un lato sono davvero elettrizzata, siamo qua da un mese e ci sono tante cose nuove, una cultura diversa a cui adattarsi, due bimbi spugne che in un attimo imparano tutto; d'altra parte però mi assale il dubbio di incasinargli l'esistenza con il trilinguismo e con una vita da nomade che ha comunque una serie di contro che non si può far finta di vedere. E poi ho una paura incredibile di trovarmi come in Spagna: troppo bene per voler tornare a casa, molti amici a cui mi ero affezionata e che ho dovuto lasciare, una cultura che mi aveva dato tanto e che ho faticato davvero tanto, troppo a scrollarmi di dosso. Ma soprattutto che tutto il dolore che ho provato io nel lasciare la Spagna lo provino i miei figli nell'andarsene dalla Francia.
Certo non sono dall'altra parte del globo, in un paio d'ore di aereo ci si arriva, esistono i voli low cost, skype, whattsapp...ma sono cazzate. Lo so per esperienza. Il vivere a contatto tutti i giorni è altra cosa e anche l'amicizia più forte in un certo qual modo si allenta, fino a scomparire piano piano.
Ecco, come expat, la mia paura più grande non è la nostalgia di casa, forse perchè io dai miei cari sono lontana da ormai quasi 10 anni pur rimanendo in Italia, ma quella della nostalgia del luogo che ci sta ospitando una volta rientrati dopo il tempo stabilito. Insomma più che la vita da expat, mi fa paura quella da frequently expat, che da un lato ci arricchisce ogni volta di più, ma dall'altro...
Gli altri dubbi: si adatteranno i bimbi? Il trilinguismo sarà un problema? Riusciremo a farli sentire parte di una famiglia anche attraverso skype e chiamate? Sono passeggeri, leggeri come foglie che con un soffio di novità se ne vanno lontane lontane.
Ehi, poi non fraintendetemi, l'Italia mi manca: la pizza, la focaccia, la mozzarella, lo stracchino, la guida decente, la gente caciarona...però so che prima o poi tornerò a strafocarmi di cibo buono e tanto amore, per poi ripartire verso lidi diversi, che mi sappiano far sognare e crescere anche alla mia veneranda età. L'Italia è il porto, il mondo è l'isola che non c'è ;) partirò fino a trovarla.

15 commenti:

  1. Ammiro molto questa tua voglia di metterti in gioco, e comprendo anche le tue preoccupazioni.
    Ma in casa parlate già due lingue?

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    1. Sì, il papà gli parla in spagnolo, io invece in italiano, se ti interessa ho parlato di bilinguismo in qualche post più vecchio.

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    2. ciao!
      a me interessa!! andrò a cercarmi i post.
      E poi posso chiederti iN Francia dove?

      Comprendo totalmente tutti i tuoi dubbi, A breve saranno 10 anni che ho lasciato l'Italia, anche per me è stato smepre molto duro. Però a differenza dalla tua situazione io non ero e non sono una expat ma un emigrata vera e propria. Non sapevo (fino all'ultimo giro) dove sarebbe stata casa. Penso che partire sapendo dove si tornerà sia più rassicurante.

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    3. Siamo a tolone.
      Il problema è che noi siamo expat anche in Italia, visto che non abbiamo una casa vera e propria, ma finora abbiamo sempre girato. Non ci siamo mai fermati in un posto più di due anni, non abbiamo mai avuto una casa nostra.
      Tra tre anni torneremo in Italia, ma di preciso non so dove...quindi come vedi non è che siamo molto rassicurati nemmeno da questo punto di vista :)

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    4. Qua sulla barra a sinistra ci sono le etichette (sopra ai lettori), la prima è proprio bilinguismo ;)

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    5. Grazie. Nella visualizzazione mobile non si vedono :-)

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    6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    7. Ah, scusami. Tra l'altro ho pure sbagliato: sono a destra non a sinistra :P
      Comunque nel caso ti servisse ancora ecco il link: Bilinguismo

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  2. Accidenti che vita intensa! Sono certa che per i bambini sarà un gran regalo, avranno l'opportunità di considerare normale la diversità e la ricchezza di conoscere culture diverse.
    Certo che sia facile è un altro paio di maniche, ci vuole molto coraggio e mi pare non vi manchi!

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    1. Grazie...sì il coraggio non manca...ma basta per creare una vita serena? Me lo continuo a chiedere perchè ho paura di far crescere dei "disadattati" senza radici solo per il mio egoismo di voler andare all'estero.

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  3. Ti stavo per scrivere di andare a sbirciare nel blog di squabus ma non è necessario.
    Un'altra blogger cheleggo ed è appena rientrata dalla Francia con le sue bimbe è Bianca (volevo chiamarle Frida )
    Magari ti aiuta leggere come se la stanno cavando!:)
    Per il resto...come ti ho scritto personalmente credo che questi "movimenti" ti diano una marcia in più anche professionalmente e la daranno anche ai tuoi bimbi!:)

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    1. Professionalmente non lo so, lo spero tanto, ma man mano che passano gli anni e io non lavoro la vedo sempre più dura.
      Comunque non importa perchè mi sto godendo i miei bimbi e sono contenta di questo.

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  4. in bocca al lupo, ve la caverete alla grande! e' una di quelle cose per cui i tuoi figli da grandi ringrazieranno!

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I commenti sono graditissimi, se firmati ancora di più!