lunedì 12 gennaio 2015

Io, me e Charlie

Da brava expat in Francia dovrei fare un bel post per Charlie. Dovrei parlare, scrivermi, indignarmi. Ma se c'è qualcosa che non mi descrive per niente sono proprio le discussioni religiose, etiche, politiche; motivo per cui avere la televisione spenta tutto il giorno ed essere estranea ai fatti di cronaca proprio non mi pesa.
Non sento particolare indignazione per quello che è successo forse perchè non sono francese, forse perchè nel mondo ne succedono ben di peggio, forse perchè sofferenza e morte impregnano il nostro pianeta fin dall'arrivo dell'uomo e inizio a non stupirmene più.
Non mi sento particolarmente vicina a questo popolo forse perchè questo popolo non si sa far voler bene, forse perchè seppur vicini geograficamente sono lontani anni luce dal nostro modo di pensare, forse perchè la loro cultura è permeata di qualcosa a noi del tutto estraneo: la libertà. A loro interessa solo la libertà, di parola, di espressione, di azione, non gli importa d'altro.
Non credo nelle manifestazioni, di nessun tipo, dagli scioperi alle marce, dai comizi agli insulti. Credo nel cercare nel proprio piccolo di fare il meglio, per te, la tua famiglia, il mondo intero, credo nella gentilezza dei piccoli gesti quotidiani, credo nell'amore e non nell'odio.
Ma rispetto, questo sì. Rispetto il dolore delle famiglie che hanno perso i propri cari, rispetto queste persone che mi ospitano nel loro paese e che si sentono ferite, rispetto le persone che si sentono addidate da presunti giudici solo perchè portano un velo, perchè non mangiano un certo tipo di carne o non bevono un certo tipo di bevanda, ma non per questo colpevoli di quanto successo. Rispetto chi ha rispetto, non chi uccide o giudica o fa del male, non importa da che parte stia.

Quindi scusatemi se quando penso a cosa raccontare in questo blog mi vengono in mente le colazioni con le alleate, compagne di avventura in questi anni di vita francese, o i miei nani con cui giorno dopo giorno sto costruendo un rapporto sempre più stretto, o ancora alla mia vacanza imminente nei Caraibi (e scusate se quando hanno chiuso l'aeroporto di Roissy ho pensato che tra tre settimane parto proprio da là!), o infine al Navigante in procinto di partire per altri 4 mesi lontano da noi. Non è egoismo il mio o superficialità, ma proprio io con situazioni del genere non vado d'accordo, mi si tappa la bocca e tutto il fiume di parole che di solito esce inarrestabile, si blocca.
Per chi volesse sapere come si vive tutto ciò in Francia, anche se ben lontano da Parigi, posso solo dire che loro manifestano con una candela sulla finestra, una maglietta bianca con la scritta je suis Charlie, comprando tutti i quotidiani il giorno dopo l'accaduto e riunendosi tutti insieme nella grande piazza della città. In silenzio. Mentre in Italia si sprecano fiumi di parole, qui la vivono come fanno sempre, nel loro piccolo angolino, senza esternare nulla, senza rendere partecipe nessuno.
Bounjour, ça ca? Ça va merci et vous? Ça va...Au revoir! Au revoir!

5 commenti:

  1. Qui in Italia, al telegiornale hanno detto che a Parigi e a Tolosa (ma anche in molte altre città), ci sono state molte manifestazioni. Ma, se non sbaglio, Tolosa non é mica dove abitate voi?
    Au revoir
    Anna

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    1. No, io vivo a Tolone, ma anche qui ci sono state manifestazioni, penso ci siano state un po' in tutte le grandi città di Francia. Si sono riuniti, hanno marciato, in silenzio, senza slogan...un modo diverso rispetto a quello a cui sono abituata io.

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  2. In Italia un fatto grave la metà della metà sarebbe stato sfruttato a livello politico in modo indecoroso, già me li immagino gli slogan della Lega contro l'immigrazione... ogni parola è sempre detta in funzione della prossima campagna elettorale, sempre e comunque.
    Fosse successo a Roma non credo ci sarebbe stata tanta gente in piazza, ma nemmeno la metà, che so, per gravi fatti come la morte di Falcone e Borsellino non ricordo così tanta gente, o c'è stato qualcosa di simile ed ero troppo piccola per averlo memorizzato ? ( ero alle medie )
    Penso che il silenzio nelle marce possa essere considerato una forma di rispetto, credo migliore di tanta retorica.
    L' espressione delle proprie emozioni è anche un fatto molto culturale ed educativo, che varia molto da nazione a nazione.
    salut
    Rossella

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    1. Sì, quello che scrivi è molto vero, non posso che concordare su tutto.

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  3. Il rispetto, da solo, basterebbe a risolvere almeno l'80% dei problemi umani.
    Inoltre vivere serenamente e far vivere bene è un ottimo proposito, se facessimo tutti così non avremmo bisogno di tanti eroi.
    Poi su come reagiamo in Italia tralascio che sennò la perdo io la serenità ...

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