martedì 17 ottobre 2017

Di diversità, stranieritudine e disagio

Essere straniera in terra straniera ha un enorme vantaggio, che è quello di potersi comportare davvero un po' come uno vuole, dare libero sfogo alla propria personalità, tanto per qualsiasi comportamento si verrà sempre tacciati come "ah, ma lui/lei è straniero/a". Una giustificazione che è un misto tra sorpresa, curiosità, critica, ma che ti relega in un angolo ben definito dove fondamentalmente puoi fare un po' quello che ti pare.
Grazie a ciò le amicizie solitamente fioccano in questo modo:
- stranieri con stranieri in terra straniera: ossia persone di nazioni diverse che si trovano in terra straniera, come può essere per esempio le situazioni di militari all'estero. Si ha tanto in comune anche se si proviene da stati all'opposto, si ciaccola tanto del più e del meno, si fanno divertenti discussioni tra le diverse culture, si scambiano idee, ricette, punti di vista. Non ci si capisce proprio fino in fondo, ma è normale "siamo stranieri" uno per l'altro, eppure la base comune di una vita fuori dalla propria patria ci rende affini.
- stranieri della stessa patria: persone che provengono dal proprio paese e che vivono come noi all'estero; spesso in patria non avrebbero mai incrociato il nostro cammino o acceso il nostro interesse, eppure fuori dalla madrepatria si diventa molto amici in quella che è un'esperienza particolare condivisa.
- stranieri con nativi del luogo: sono le amicizie più particolari per quanto mi riguarda, quelle che ti fanno sentire a casa in una nazione che non è la tua, quelle che ti aiutano con la lingua, quelle che ti insegnano la cultura vera: le parolacce, le espressioni, le piccole astuzie quotidiane per sopravvivere all'estero. Senza queste amicizie secondo me non si assapora sul serio la vita all'estero.

La cosa difficile è poi rientrare in un contesto normale, ossia essere nativo del luogo. Il rientro in patria è completamente destabilizzante dal punto di vista relazionale: tu ti senti alle volte straniero in una patria che invece è la tua, ovviamente per gli altri sei italiano a tutti gli effetti e certi comportamenti non sono bollati semplicemente con un sorrisino e la frase "ah è straniera", certi comportamenti vengono semplicemente bollati come negativi/sbagliati, non solo un po' strambi o diversi. Non c'è giustificazione: sei di qua, ti comporti come tutti noi o sei fuori dal giro.
E' un po' così che mi sento: assolutamente straniera, contando che sono una del nord che negli ultimi 12 anni ha vissuto il 50% del tempo all'estero e l'altro 50% divisa tra nord e sud. Non ho radici qui, non ho amici, alle volte devo girare ancora per il supermercato per capire come vengono sistemate le merci e mi trovo ad assaggiare pietanze a me completamente estranee, esattamente come farei in un paese straniero. Eppure sono italiana e per questo la gente non comprende perché mi comporto in certi modi, perché sono spesso in disparte ad osservare, perché non intervengo nelle discussioni, perché ho fatto alcune scelte, invece di altre.
Ovviamente si passa velocemente ai pregiudizi, alle critiche e quindi mi trovo spesso a giustificare davvero ogni mio gesto, ogni mia curiosità/domanda, ogni mia frase. Io mi comporto da straniera che in realtà non sono, anche se mi ci sento, e spesso mi trovo davanti musi duri, facce sospettose (e chissà che sospetteranno poi...), nelle migliori occasioni poche parole di circostanza. Nessuno capisce e quel che è peggio nessuno accetta la diversità in me, che sono italiana e quindi non sono diversa; un po' quello che mi è capitato spesso nella famiglia di mio marito.
Eppure io lo sono, diversa, ma non per questo migliore; perché fondamentalmente la gente davanti alla diversità si pone sempre con atteggiamento difensivo, mentre la diversità dovrebbe essere considerata una ricchezza per entrambi, perché è dalla diversità che si impara quanto si possa essere migliori o peggiori.
Un papirozzo che mi aiuta un po' a sfogare quello che sento in questi primi tempi, ma che in fondo conosco bene da polentona da confine (il Friuli a volte non viene nemmeno considerato Italia dal resto dello stivale...) quale sono, sentimenti che mi hanno sempre fatto sentire a disagio nonché uno dei principali motivi per cui amo vivere all'estero, almeno lì sono straniera sul serio e nessuno  me lo fa pesare!

6 commenti:

  1. Post molto lungo ed intenso,

    e ovviamente è solo la punta dell'iceberg ... te lo avevo detto che il passaggio dal nord europa dove ti eri abituata alla cultura francese rispetto alla squallida realtá terronica di roma e dell'ïtalia in generale .. sarebbe stato traumatico...

    Ci sarebbero molte cose da dire .. ma a condensarle in un post è difficile. Provo ad enucleare un paio di pensieri in ordine sparso :

    (1) I terroni in generale non hanno alcuno spirito di mediazione rispetto alla loro sub-cultura : dovresti cercare di prendere le cose con un sano "distacco" ... loro .. i terroni rimarranno sempre quello che sono, un gregge di animali arretrati.

    (2) Non cercare di "regredire" per raggiungere il loro livello di ignoranza : ricorda cosa accade con la famiglia terronica di tuo marito. Qualunque cosa tu faccia è inutile, ti rinfacceranno sempre di essere "nordica".

    (3) Quanto tempo passa effetivamente in casa tuo marito. Sai che non ho mica capito .. se è costantemente in missione il navigante e comunque non lo vedi per lunghi periodi di tempo non si poteva trovare una soluzione logistica diversa?

    (4) Ricorda sempre : non sei tu ad essere razzista, sono LORO ad essere terroni.

    (5) Nord libero.

    (6) La frequentazione della parrocchia di lingua francese a roma e del centro culturale, ecc... ancora non l'hai messa in pratica ? Cerca almeno di salvare i bambini per quel che é possibile.

    Saluti Lombardi

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    1. Vedetta...alle volte non so se incazzarmi o ridere per certe cose che dici...è che poi altre cose sono molto intelligenti...
      Su alcune cose mi trovi d'accordo, per esempio sul fatto che qualunque cosa io faccia, sarò sempre nordica e magari spesso questo non mi terrà a distanza. Non sempre è un male, ma alle volte sì.
      Sono sempre stata d'accordo con te riguardo al fatto che rientrare sarebbe stato difficile, non ho mai nascosto quanto vivere a Roma mi facesse paura, ne conosco i limiti, ma anche i pregi; e questo vale per tutta l'Italia...
      Non sono d'accordo sui punti 4 e 5, in generale con il pensiero che il sud sia ignorante e arretrato. C'è chi lo è, ma quel genere di persona purtroppo si trova a tutte le latitudini. Non mi trovo in sintonia su molti aspetti della cultura meridionale, ma fondamentalmente non mi interessa essere in sintonia con tutto il mondo, il bello è questo: la diversità, che è sempre un bene e aiuta a crescere.
      Punto 3...tasto dolente...ho lasciato tutto per seguirlo 12 anni orsono, questo mi ha portato tanti vantaggi, ma ora alcune cose iniziano a pesare. E' comunque un'alternativa a cui stiamo pensando, ma che in generale non ci piace.
      Infine punto 6: si fa quel che si può. Siamo stati una domenica alla messa a saint Louis de français e ci frequentiamo con una famiglia francese, ma incastrare qualcos'altro in questo delicato gioco tra scuola-rugby-piscina-vita quotidiana in questo momento è davvero un azzardo.
      Comunque non devo salvare proprio nessuno. Se finissi in Africa? In Arabia Saudita? L'unica cosa che devo fare è educarli, poi loro si salveranno da soli con i mezzi che cercherò di dar loro.

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    2. Che tristezza il commento di vedetta...brutto davvero.

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  2. Ciao, fatti forza! Regione che vai usanze che trovi. Non per fare di tutta l'erba un fascio, ma pure se sei terrona e stai al Nord (e magari ci sei nato ma da genitori di giù) sarai sempre terrone.
    By the way, tu sei una donna "di mondo" che deve gestire una famiglia con bambini e senza la costante presenza di un marito accanto. Datti tempo, non c'è nessuna fretta, tra qualche mese ci racconterai tutte le stranezze romane in cui ti sei imbattuta e noi rideremo con te.
    Sei una grande, hai davvero una marcia in più! Non lasciarti abbattere per così poco.
    PS: io da dici anni abito a ben 5 km dal mio paese d'origine, eppure la gente non mi considera ancora del posto ;)

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    1. Grazie per i complimenti, ma non mi sento proprio una grande, faccio fatica ad arrivare a fine settimana, la mia casa è uno sfacello e c'è sempre qualcosa che dimentico...sono un disastro su svariati fronti. Un pregio è il sapermi adattare quello non c'è dubbio!
      Ah guarda, poi i paesini sono la peggio specie e te lo dice una che ha vissuto 21 anni in un paese di 700 anime!!!!!

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